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da "Il Messaggero"
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Concerti/Ghione

Carlo Bergonzi dopo 18 anni una lezione d’interpretazione

 

di: Luca Della Libera

Giovedì 24 giugno 1999

 

ROMA - Alla fine eravamo tutti in piedi a spellarci le mani e dopo tre fantastici bis il pubblico è accorso sotto il palco per stringergli la mano e per avere un autografo. Altro che un semplice concerto! Quello di martedì sera al Teatro Ghione è stato molto di più: una lezione di civiltà interpretativa, ma anche un abbraccio collettivo e poi una festa, un happening radiofonico. Protagonista assoluto della serata è stato Carlo Bergonzi, il tenore verdiano per antonomasia, una delle più grandi voci italiane del dopoguerra. La sua è una vicenda emblematica: con cinquant’anni di carriera alle spalle nei più prestigiosi teatri del mondo, ha cantato con i più grandi: da Walter a Serafin, da Karajan a Solti. Eppure Bergonzi non si esibiva a Roma da diciotto anni (diciotto anni!), nonostante continui a girare il mondo per concerti solistici. Allora Michele Suozzo ed Enrico Stinchelli, ideatori e conduttori della Barcaccia (trasmissione cult di Radiotre), lo hanno convinto e sono riusciti a riparare quest’onta ed hanno presentato la serata (registrata per Radiorai ed anche per Raisat), i cui proventi sono stati destinati ai bambini del Kosovo. E lui, dall’alto dei suoi magnifici settantacinque anni, ci ha regalato un concerto indimenticabile, accompagnato magistralmente al pianoforte da Vincent Scalera. Bergonzi modella il suono con una naturalezza disarmante e poi ha una dizione perfetta, fraseggi morbidissimi, mezze voci da brivido. Il bello è che quando canta, sembra tutto facilissimo e naturale. E allora le romanze di Verdi, le pagine di Bellini, Caccini, Donizetti, Lalo e Rossini, sembrava di ascoltarle per la prima volta.

 


Data di creazione: 02/04/2005
Data di modifica: 02/04/2005
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