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da "Neue Zürcher Zeitung"

dal "Corriere del Ticino"
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“Sono un servitore del compositore”

Recital e incontro con il tenore Carlo Bergonzi

 

di: Marinella Polli

Giovedì 27 ottobre 1994

 

ZURIGO Due serate da porre nel novero di quelle da ricordare, lunedì e martedì all’Opernhaus di Zurigo, entrambe consacrate ad un grande, grande cantante: Carlo Bergonzi, un beniamino del pubblico di queste parti, il quale già nel 1991 era stato protagonista nella stessa sede di uno sbalorditivo, trascinante recital.

Settant’anni (ma chi ci crede?) e ben quarantasei di presenza sulle scene internazionali. Dapprima baritono e poi tenore, tenorissimo: «l’unico che sia riuscito a fare della Lucia di Lammermoor l’opera del tenore», riporta il Kesting nella sua Bibbia delle voci. Pur con all’attivo tutta una serie di successi meritatissimi, di presenza nei massimi teatri europei e americani, di onori e di soddisfazioni, il suo nome non è però sulla bocca di tutti come quello dei sempre tallonati da premura e psicosi del business Pavarotti o Domingo, Ma neanche quello di un Alfredo Kraus lo è, e come Carlo Bergonzi è fra i grandissimi del secolo. E non è certo la fama cosiddetta da stadio, quella perseguita da Bergonzi nel corso di una carriera oculata, ma luminosa e dai vasti orizzonti.

«Sono un servitore del compositore», ha ribadito Bergonzi martedì sera alla Studiobühne, durante un incontro con il pubblico moderato dai giornalisti Andrea Meuli e Werner Pfister. Di Verdi prima di tutto (ma non solo): e quanto il tenore ami Verdi e sia davvero, lui, un cantante verdiano lo ha dimostrato anche nel recital di lunedì, accompagnato al pianoforte da un sensibilissimo e partecipe Vincenzo Scalera. Lo ha dimostrato con Ad una stella, e L’esule (era emozionato, ma ogni grande cantante ha il diritto dì esserlo) e con Di ladroni attorniato dai Masnadieri nella prima parte del programma e, soprattutto, con Sotto il sol di Siria ardente dall’Aroldo, che avrebbe dovuto concludere la serata, ma che già si sapeva per certo avrebbe soltanto preceduto parecchi fuoriprogramma. Il pubblico, infatti, di lasciarlo partire (e riposare perché il repertorio presentato - con Mattinata. di Leoncavallo e Tu che m’hai preso il cuor di Lehar, ma anche con Il fervido desiderio e Ma rendi pur contento di Bellini - non era certo dei più facili) non si sognava nemmeno. Neanche dopo Non ti scordar di me cantata in modo inimitabile. Standing ovation alla fine, ma applausi interminabili e «bravo» gridati a squarciagola da ogni ordine di posti già all’inizio della serata. E applausi anche martedì, al vivace e arguto narratore di aneddoti, al maestro che rende onore ai maestri coi quali ha avuto la fortuna di lavorare, al cantante intelligente. Applausi, altresì al carisma del personaggio, alla sua umanità, a finezza d’animo e signorilità.

 


Data di creazione: 04/04/2005
Data di modifica: 15/05/2005
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