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Bergonzi, principe tra i tenori

L'omaggio affettuoso della Scala, «conquistata» anche stavolta

 

di: Elena Formica

23 gennaio 2006

 

Le opere e i giorni di Carlo Bergonzi. Il canto e la vita. Le scelte, sempre meditate, e una famiglia dal tronco robusto - la moglie Adele, i figli, i nipoti - che è stata (ed è) una risorsa vincente. Ieri pomeriggio a Milano nello sfavillante Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala è stato reso omaggio al “principe tra i tenori”, al “migliore tenore verdiano del secolo”. Così ha esordito il sovrintendente scaligero Stephane Lissner citando la motivazione ufficiale del prestigioso Gramophone's Lifetime Achievement Award conferito alcuni anni fa a Carlo Bergonzi. Una festa straordinaria, carica d'affetto e di riconoscente milanesità (centinaia i melofili e i loggionisti meneghini che hanno gremito la sala), in onore del mitico tenore bussetano che ha incantato il mondo con la sua “voce testardamente cercata e costruita con pazienza perché durasse nel migliore dei modi”, come ha osservato Angelo Foletto, critico musicale di “Repubblica” e sincero amico di Bergonzi.

Chi lo conosce può immaginare come l'artista di Busseto, trangugiando un grumo d'emozione all'inizio dell'incontro, abbia poi condotto la conversazione da par suo, zigzagando tra aurei ricordi e dolci confessioni, folgorando il pubblico con cariche d’intelligenza e simpatia. Ne sono testimoni Luca Laurini, sindaco di Busseto, Corrado Mingardi, responsabile della storica Biblioteca bussetana della Fondazione Cariparma, che hanno partecipato alla festa con Marino Ollari, comandante provinciale dei Carabinieri di Parma, e Pierluigi Petrobelli, direttore dell'Istituto Nazionale di Studi Verdiani. C'era anche il grandissimo Leo Nucci. Tra il pubblico il baritono Alberto Gazale.

Questo omaggio a Bergonzi, per il quale sia il tenore che Lissner hanno ringraziato l'ex sovrintendente Carlo Fontana che lo aveva programmato prima delle trascorse ‘bufere' scaligere), avrebbe dovuto svolgersi in concomitanza con gli ottant' anni dell'artista. Adesso Bergonzi veleggia verso gli ottantadue e, con una voce in grado d'intonare perfettamente (come ha fatto ieri) il Requiem di Verdi, ha conquistato ancora quell'esigente platea milanese conosciuta per la prima volta nel lontano 1953, quando Ghiringhelli lo scritturò per un'opera nuova: il Mas'aniello dì Jacopo Napoli. Da allora Bergonzi è stato ripetutamente osannato alla Scala, interpretando Forza del destino, Simon Boccanegra, Aida, Mefistofele, Trovatore, Un ballo in maschera ed Elisir d'amore. Diretto da Karajan, vi ha cantato il Requiem di Verdi (debuttato con Bruno Walter). E nel settembre 1964 è stato protagonista di quella Lucia di Lammermoor che, andata in scena al Bolshoi di Mosca, passò alla storia come la prima tournée scaligera in Unione Sovietica.

La vita di Bergonzi è annodata a quella della Scala; quarant'anni memorabili dal 1953 al 1993 con direttori come Gavazzeni e Karajan, con registi che si firmavano Visconti e Zeffirelli. Ma parlare di Bergonzi significa evocare una leggenda, seppure in carne ed ossa. Vuol dire raccontare gli anni magnifici al Metropolitan e citare schiere di bacchette eccellenti (Mitropoulos, Giulini, Schippers, Mehta, ecc.) che lo hanno diretto nei maggiori teatri del mondo.

Gennaio 2006: "standing ovation", alla Scala di Milano, per Carlo Bergonzi. Un trionfo senza fine. Emozione allo stato puro.

 


Data di creazione: 23/01/2006
Data di modifica: 25/01/2007
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