Bibliografia
1993
 
«torna indietro
ti trovi in:
1993

da "Il Giornale"

da "Avvenire"

dal "Corriere della Sera"

da "la Repubblica"
da "la Repubblica"

Bergonzi saluta la Scala
Il grande tenore a 70 anni ha dato un emozionante concerto d’addio al teatro milanese

di: Angelo Foletto

Quattordici pezzi e cinque bis, fra i quali la commovente e conclusiva “Non ti scordar di me”. Una lezione di bel canto di un artista autentico 

L’ultimo acuto scaligero di Carlo Bergonzi ripiega nella malinconia.
Il tenore-maestro saluta il Teatro alla Scala, quaranta anni dopo.
Inizia a cantare «Non ti scordar di me» rivolto ai palchi di proscenio: con la mano destra alzata, il viso nobilmente piegato all’insù, gli occhi penetranti fissati a imprimersi una per una le facce degli spettatori che dai palchi stanno trattenendo con lui il respiro.
Il sorriso s’allarga col gesto, rivolgendosi al resto del teatro, alle poltrone di platea: pare volersi legare al petto tutta la sala.
Ora è la sinistra che descrive un immaginario cerchio nell’aria: «La vita mia legata è a te». A centro di palcoscenico, le braccia sono entrambe in alto.
Una preghiera, quasi. Trionfale ma toccante. «Io t’amo sempre più  / il sogno mio rimani tu». La Scala vibra all’unisono di commozione.
C’era di tutto, affettuosa partecipazione e biecaggine loggionistica, esecuzioni sopraffine e furberie da stornellatore esperto, nell’inebriante “concerto d’addio” di Carlo Bergonzi. E c’era ancor più nei fuori programma: dopo quattro bis belli da stordire -tra cui un altro testo scelto a arte: «Tu che m’hai preso il cor»- abbiamo avuto anche il fervorino di rito. Abbandonati per poco i toni trionfali del recital, placate con pochi gesti le ovazioni che avevano scandito i calibrati numeri del programma ufficiale, Bergonzi s’è lanciato in un discorsetto: un ringraziamento al sovrintendente, uno al teatro, un messaggio grato indirizzato alla moglie (applausi anche per lei), rapidi consigli per gli acquisti (i prossimi recital europei) e tante belle parole per il pubblico, già steso ai suoi piedi e semipiangente.
Poi il commiato: «Non ti scordar di me». Finale agrodolce. Con tanti occhi lucidi. Bergonzi ha salutato il suo teatro nel migliore dei modi: concedendo l’ennesima lezione di bel e buon canto.
Dimostrazione vivente della validità dei principi tecnici e stilistici che hanno sorretto una carriera dalla longevità già entrata nella leggenda della lirica contemporanea (il debutto avvenne nel 1948) e dall’esemplare limpidezza interpretativa.
Oggi quei criteri dì studio e dedizione musicale, di schietto istinto drammatico e bonaria resa teatrale, sono diventati prezioso dono didattico. Ma Bergonzi, novello Dulcamara del canto insegnato, e in prima fila a certificarne la validità. Quattordici pezzi, più cinque bis. Senza fatica, senza appannamenti, senza trucchi. Cinque arie d’opera da antologia: compreso un incanto assoluto, «Quando le sere al placido».
La pagina verdiana che pare creata per l’artigianale ma intenso e ispirato lirismo, nonché per i fiati e la sussurrante malia dell’intatta tinta tenorile del settantenne Bergonzi. L’aria dalla Luisa Miller, opera che Bergonzi ha cantato fino a pochi anni fa è una sorta di carta d’identità delle qualità interpretative originali e del gusto verdiano elegante ma vibrante.
Ma l’esperienza ha insegnato altre finezze al Bergonzi di oggi: mezze voci mirabolanti, falsetti insinuanti e torniti, garbatezze danzanti e suadenti concessioni “leggere”.
Al di là delle prelibatezze di voce, dell’intatta capacità di emozionare e di cantare a fior di labbra ma pescando direttamente dall’anima, il recital di Bergonzi è una galleria di atteggiamenti teatrali antichi e toccanti. Non soltanto un concerto: un tuffo nostalgico.
Bergonzi è un superstite.
Ultimo rappresentante di una generazione dì artisti autentici. Appagati di esserlo, con semplicità.
Felici di meritare e suscitare gli applausi. Di offrire un po’ di felicità nel nome del canto. Per questo più che di un «omaggio a», quello della Scala era un regalo di Bergonzi al pubblico scaligero. Cento di questi “concerti d’addio”.

 


Data di creazione: 30/03/2005
Data di modifica: 05/04/2005
versione stampabile
    Home | Biografia | Fotogallery | Discografia | Repertorio | Bibliografia | Premi | Accademia Verdiana "Carlo Bergonzi" |

    © copyright 2005 - tutti i diritti riservati -
    web design LTT