MUSICA Trionfale congedo del tenore, che dopo 45 anni dì carriera vuole ritirarsi: 40 minuti di bis
Scala: tutti scattano in piedi per Bergonzi
di: Franca Cella
Giovedì 28 ottobre 1993
MILANO Tutti in piedi come per l’inno nazionale quando Carlo Bergonzi ha terminato il suo concerto di canto alla Scala. Poi bis (cinque) ancora per 40 minuti pieni. Il concerto era il suo saluto a Milano. Infatti l’artista, a 69 anni e 45 di carriera, sta compiendo un tour dì commiato dai suoi teatri: Londra, Parigi, e, dopo la Scala, Carnegie Hall e Metropolitan (intanto Busseto, dove il tenore vive, gli ha concesso la cittadinanza onoraria, come ha fatto per Toscanini, Pizzetti e Gavazzeni).
Una serata di grandezza e godimento. Bergonzi è «il tenore», con la voce soffice, brunita, dominatrice, da tempi eroici dell’opera. Ma anziché le tenorili smanie ha la positività dell’artista che modella il proprio strumento.
Vocazione e metodo sono diventati una fede nel canto, e Bergonzi la porge con la convinzione dei suoi «mille cherubini in coro» del Lied di Schubert. Uno spessore di civiltà vocale, che nobilita ogni testo, pienamente rispettato. Nella dizione cristallina ogni parola è pennellata in immagine. Ogni autore suggerisce un clima e nelle ariette di Bellini la frase s’incorona con sapore antico; la «casa miezzo ‘o mare» del Donizetti napoletano luccica tra fantasia e ironia. Accade anche perché il tenore e lo straordinario pianista Vincent Scalerà lavorano insieme da dieci anni.
Ma quando scalpita l’aria d’opera (brani da «I masnadieri», «Luisa Miller», «I Lombardi», «Mefistofele» e «L’Artesiana») l’attenzione si fa sacra, perché avevamo dimenticato questo slancio verdiano unito alla calma del legato, l’accento che tornisce e nobilita, l’esattezza, il controllo che diventano passione. E dopo quattro bis non ci aspettavamo la chiusa: «Voi non sapete che regalo mi ha fatto il nostro sovrintendente. Cantare ancora una volta in questo glorioso teatro. Credo che nemmeno un artista che ha la mia lunga carriera possa immaginare la soddisfazione di chiudere il sipario al Teatro alla Scala». E al pubblico ha dedicato la canzone «Non ti scordar di me».